Regia: Chiara Caruso & Francesco Mugnari
Performer: Marina Capezzone, Stefano Cavallaro, Simona Fossi, Andrea Francesca, Simone De Fazio, Francesco Mugnari, Beatrice Nutini, Maria Grazia Pappalardo, Roberto Sorrentino.
Musiche: Gian Maria Ferlito
Coreografie: Pierangelo Preziosa
Scene: Chiara Caruso e Francesco Mugnari
Luci: Samuele Mariotti
Costumi: Susanna Fabbrini
Video: Nadia Baldi
Durata: 60/70 min
SINOSSI
“ADE” è un processo di lavoro che inizia la sua indagine dalla Fiaba e dal Mito in quanto archetipi della società e millenaria successione di comportamenti sociali condivisi, ponendo l’attenzione su quelle parti critiche e crudeli normalmente omesse nei racconti a noi pervenuti. La compagnia durante il suo lavoro in studio ha posto l’attenzione sui ruoli che spesso ognuno di noi si trova a dover rivestire per essere accettato all’interno della società. Fin da quando un bambino nasce comincia subito ad avere a che fare con altre persone e soprattutto con dei racconti. Ecco che una serie di parole cominciano a far capire come un futuro uomo dovrà comportarsi e soprattutto quali saranno le vicende che dovrà affrontare. Le fiabe sembrano essere dei piccoli contenitori di storie già pronte e prestabilite che ci spingono costantemente a considerare la nostra vita e il suo destino come già programmati. Delle piccole gabbiette con all’interno un copione già scritto. La donna che attende il principe azzurro, l’uomo come il valoroso condottiero che salverà il mondo... ma se questo non accadesse?
PRESENTAZIONI:
10-11 Aprile 2015 - I Macelli No Theatre - Certaldo - Esito di Residenza
6 Maggio 2015 - Nogu Teatro - Roma - Finalisti per NOpS Festival
19 Maggio 2015 - Teatro delle Saline - Cagliari - Rassegna: 1€ Festival
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Siamo partiti dalla ricerca su alcune delle fiabe che hanno contraddistinto la tradizione orale dei nostri tempi, ricercando il più possibile la versione originale. Ad ogni attore è arrivata una lettera con all’interno una fiaba e delle indicazione; dovevano scrivere un monologo, mettendo in evidenza la parte critica e crudele della fiaba. Successivamente sono iniziati gli incontri di indagine su questa. Le fiabe maggiormente prese in esame provengono dalla produzione dai fratelli Grimm, da Andersen, e dalle interessanti trattazioni che Clarissa Pinkola Estés affronta nel suo Best-seller “Donne che corrono coi lupi”. Come prima lampante osservazione abbiamo riscontrato che le versioni originali prevedevano delle parti che nessuno conosceva nonostante si trattassero di fiabe ben note nella memoria collettiva. Sembra proprio che una generazione come la nostra, cresciuta a Walt Disney o con qualsiasi altro libretto commercialmente diffuso, in cui tutto viene rappresentato da immagini patinate con inevitabili soluzioni a lieto fine, avesse ascoltato rivisitazioni non veritiere di atavici racconti popolari.
Da qui il primo punto di crisi. Non solo ci è sembrato stretto e riduttivo il modo in cui la società getta le fondamenta nella ripartizione di questi ruoli, ma soprattutto non sono state mantenute le loro versioni originali; quelle versioni composte proprio nella quotidianità delle case popolari di un tempo e dove la frammentazione tecnologica non era ancora minimamente contemplata.
Ognuno di noi ha lavorato su una fiaba e da questa ha iniziato riscrivendone una versione che prendesse come punto di riferimento uno dei protagonisti, ma soprattutto la loro reazione agli eventi della narrazione, in quanto esseri umani.
Tuttavia ritenendo il nostro punto di vista limitato, abbiamo sentito la necessità di incontrare altre fasce di popolazione che potessero aggiungere ulteriore materiale di studio. Il campione di cittadini intervistati è iniziato dall’ascolto delle narrazioni di bambini e anziani. La domanda posta loro è stata: “Ti va di raccontarci una fiaba che ti ricordi?”. L’ascolto delle loro voci che raccontano, è riecheggiato dentro ognuno di noi. Questi racconti sembravano molto più vivi e reali di quelli a noi pervenuti, anche alla luce delle riscritture che la memoria di ognuno di loro aveva effettuato.
Stiamo anche lavorando per poter raccogliere materiali di questo tipo in luoghi di disagio sociale, come ospedali psichiatrici e quartieri a rischio.
Durante il periodo di lavoro per la produzione di questo spettacolo, ci siamo così domandati se sia veramente necessario raccontare queste fiabe. Forse sì … ma è necessario censurarle di alcune parti? E’ necessario continuare a presentare gli stessi modelli, gli stessi ruoli, le stesse storie? Quali sono le motivazioni che spingono ognuno di noi a mandare avanti questi archetipi nonostante ci possano sembrare così stretti in età adulta? Che cosa accadrebbe se cominciassimo a raccontare altre storie? Se decidessimo di lasciare aperti i loro finali? Un altro finale è possibile?
Le fiabe e i miti principalmente presi in esame sono:
- Hänsel e Gretel (Fratelli Grimm)
- Giovannin Sanzapaura (Fratelli Grimm)
- La donna Scheletro (Dal Libro “Donne che corrono coi Lupi” di Clarissa Pinkola Estes)
- La Piccola Fiammiferaia (Andersen)
- Il Duca Barbablù (Charles Perrault)
- Millepelli (Fratelli Grimm)
- Biancaneve (Fratelli Grimm)
- Demetra e Persefone (Mito Greco)
- La Llorona (Leggenda Messicana)