Regia: Francesco Mugnari
Interpreti: Marina Capezzone, Simona Fossi, Vittoria Belvignati, Martin Hidalgo, Simone De Fazio, Francesco Mugnari e i partecipanti del Laboratorio di Teatro Estivo per la creazione di un Corteo.
Musiche: Gian Maria Ferlito/ Produzione Tra i Binari
Costumi e Scene: Francesco Mugnari e Vittoria Belvignati
Testi: Creazione collettiva di Compagnia riadattando alcune opere di Jack London e la produzione propria degli attori
Presentata come Studio il 16 Agosto 2022 in occasione dell’ultima giornata del “Festival del Pensiero Popolare_Palio di San Rocco” a San Miniato.
Hanno preso parte a questo lavoro 10 cittadini volontari partecipanti ad un lab. di Teatro e Comunità.
Un corteo di esseri umani perché qualcosa deve cambiare.
Un corteo perché qualcosa dovrà morire.
Perché questa morte sarà liberazione e dovrà essere degnamente festeggiata.
Un Fercolo, delle gigantesse, dei suonatori, dei girovaghi, delle preghiere, dei canti, del fumo, delle litanie, tutto ciò che può essere necessario per festeggiare e preparare un funerale.
Perché qualcosa deve necessariamente morire, perché dopo una pandemia ci mettiamo in testa di fare una nuova guerra, armare ogni luogo e ogni persona, perché anche se non dichiarato non siamo di fronte all’ultima delle guerre. Aumentano i divari economici per non toccare i capitali, si riaprono le centrali a carbone, si dimenticano i poveri e non si aiutano perché altrimenti non avranno più voglia di lavorare, si denigrano gli/le oppressi/e, si scherniscono le donne e le minoranze, il tutto sotto l’algida frase: “Andrà tutto bene”.
Questo sistema si sorregge su un castello di carte che si fa sempre più instabile, ci promette un benessere irraggiungibile ai più, lontano dalla realtà di moltissimə, insostenibile a livello sociale, economico e ambientale.
Come può esser vero tutto questo, come possiamo credere alle promesse?
Che cos’è una Promessa?
Quale terra ci hanno raccontato di dover raggiungere?
Quali possibilità umane abbiamo davanti?
Nel corso del 2022 ci siamo concentrati su "La Promessa”, quel vuoto racconto su cui la nostra educazione si è fondata, reduce dalla spinta che ha realmente concesso benessere a molte famiglie, ma a quale costo?
In questa tappa le “Promesse” si sono rivelate come figure di Giganti con tratti compromessi che potessero alterarne il genere e racchiudessero in sé il maschile, il femminile e la bestialità. Ad aprire il loro ingresso un sacerdote: il personaggio che traduce le parole ai miserabili, fedele servitore dei Giganti.
Al seguito, per dare corpo al corteo, i Miserabili, che trascinano il carro carico di bombe - queste saranno la stessa minaccia a cui dovranno far fronte.
Accompagnati da una sontuosa marcia funebre, il corteo fa il suo ingresso nella piazza: il Sacerdote apre la fila, Le Promesse-Giganti guidano una marcia macabra - coreografia ispirata ai gesti appartenenti all’immaginario funebre -, il popolo esegue prostrato alla loro lucentezza.
Raggiunto lo spazio scenico, il Sacerdote annuncia la rivelazione delle Promesse, a queste fa seguito un Magnificat che annuncia la commemorazione dei “Beati”. Questi non sono altro che la base su cui si fonda l’esistenza e la sostanza del futuro annunciato.
[...] Beati, oh voi miserabili,
poiché non sarete mai invidiati.
Questa rivelazione innesca il lamento del popolo che non ha nessuna intenzione di calmarsi - il lamento trova espressione con urla di dolore, unite al suono ininterrotto di campanacci. Preoccupate della reazione, le Promesse, chiedono l’ingresso delle Bombe: sfere molto grandi di colore nero - il Popolo, incaricato di questo compito, chiede l’aiuto del pubblico attraverso l’uso di sezioni di body percussion. Nel predisporre le bombe nello spazio una di queste rotola ma non esplode, svelando la loro natura. Un bambino del popolo, chiamando l’attenzione della madre, alza la sfera e schiacciandola a terra rivela che la bomba è in realtà un cocomero.
Si apre così la rivolta. Una rivolta dolce che restituisce autodeterminazione al popolo, destituendo le promesse.
Si apre un sublime gioco attraverso una dolce e appiccicosa guerra di cocomeri.