Performance teatrale a cura di: Tra i Binari
Con: Simona Fossi e Vittoria Belvignati
Consulenza Registica: Francesco Mugnari
CONCEPT E RICERCA DRAMMATURGICA
Questo lavoro ha tratto ispirazione dalla lettura del testo teatrale “Le Serve” di Jean Genet. Partendo dalle tematiche che presenta, abbiamo sviluppato la ricerca intorno alla condizione femminile: la volontà è stata quella di studiare un sistema di oppressione che si perpetua da secoli, in che modo ha cambiato forma e che faccia ha al giorno d’oggi. Ci siamo domandate quanto possiamo definirci liberə, cosa sia migliorato nel tempo e cosa sia uguale o simile a prima, cosa effettivamente può aiutare questo processo e cosa si spacci come tale ma poi nella sostanza gli vada contro. Durante la quarantena del 2020 e poi nel 2021, abbiamo raccolto articoli di giornale, tweet, post su facebook, parole dette da donne a proposito delle donne. Le autrici sono celebrità, attrici, conduttrici televisive, giornaliste, politiche o comunque personaggi in vista del panorama pubblico italiano e internazionale. Si parla di femminismo, di diritti, di rivoluzione... eppure esiste una larga fetta dell'opinione pubblica che punta alla regressione (se pensiamo all'aborto, ma anche all'istruzione, al lavoro, alle disparità di salario). Ciò che stupisce è che certi personaggi con le loro parole credono di fare del bene alle stesse donne. Si parla di linguaggi, di atteggiamenti, di comportamenti, di educazione. È proprio qui che si annida il morbo del patriarcato: in una certa educazione femminile tramandata per generazioni che pone le basi di quella che viene definita 'mascolinità tossica' e che inevitabilmente rende tossiche le relazioni uomo-donna. Da questa raccolta di parole, con un’operazione di cut-up è nato il discorso di Maria Pia, inframezzato dai dati di tutti i femminicidi compiuti in Italia in questo periodo, che parallelamente abbiamo raccolto.
L’altra parte dell’installazione ha origine dallo studio sui canti popolari della tradizione toscana. Raccolti nei paesi e nelle campagne e reinterpretati da Caterina Bueno, il “Canto della Mea” e “Tutti Mi Dicon Ch’io Canti” (La Brunettina - Canzoni Rispetti e Stornelli Toscani, 1965) sono canti antichi, tramandati per secoli. Da queste melodie e parole ha preso spontaneamente vita la figura che si incontra nello spazio scenico; una donna, una lavandaia, che con i propri panni si aggira sola in un luogo sospeso, fuori dal tempo, in cui lo spettatore è invitato ad entrare. Ella è tutte e nessuna allo stesso tempo. E’ presente e si muove all’interno del proprio spazio; tutto è coperto di panni bianchi, i panni che ogni giorno lava, che come lei hanno sempre lavato le donne della sua famiglia, e tantissime altre nelle proprie case, nei paesi. In questa dimensione di monotonia, ripetizione, di silenzio, cerca e crea il proprio spazio di espressione, di liberazione, e lo crea attraverso l’atto del canto, sollevando una nenia che si trasforma in voce che porta una storia e una rottura. Una voce che esprime la fatica, il dolore, ma anche e soprattutto la dignità e la determinazione di donne che non si sono mai adeguate ad una vita che le opprime, che le vuole in un certo modo senza possibilità di alternative, e per questo vengono da sempre tacciate come folli, pazze, isteriche.
Mentre il personaggio di Maria Pia, seppur fittizio, è inserito in una realtà contemporanea e dialoga con il pubblico, la lavandaia è fuori dal tempo e canta per sé stessa, dialogando con gli elementi naturali. Entrambe sono espressioni del femminile, seppur agli antipodi.
NOTE DI REGIA
Questo studio si sviluppa in una combinazione delle due sezioni sceniche che creano un dialogo tra spazio, tempo e ambiente. Si tratta di una Installazione che adatta
perfettamente allo spazio a disposizione (site-specific).
Maria Mustruzzi Albani Della Rocca interviene durante un congresso molto formalmente. Al termine del suo intervento chiede al pubblico di seguirla e proseguire il percorso per visitare un luogo terzo.
Durante l’intervento della congressista, lo spazio scelto per l’intervento della “Lavandaia” viene trasformato e interamente ricoperto di lenzuola bianche sulla superficie e sugli eventuali arredi presenti sul pavimento. Questo intervento viene pensato per fornire al pubblico un intervento inaspettato, qualora non sia presente il passaggio del pubblico nel medesimo spazio, questo può essere preparato in anticipo.
L’azione della “Lavandaia” si plasma nello spazio. Inizialmente nascosta, sommersa da lenzuola, quando il pubblico prende spazio, si attiva e inizia la sua sequenza. Canto numero 1.
Al termine del canto vengono lasciate cadere le lenzuola al pavimento, una dopo l’altra. Canto numero 2. La “lavandaia” si avvicina a delle ciotole e secchi dove, durante il canto, procede ad un bagno dove lava la parte superiore del corpo. Al termine, abbandona lo spazio.